I ribaltamenti di Pennac. Da allievo a insegnante
pennac flip

di Paola Benadusi Marzocca (esperta di editoria per bambini e ragazzi)

Daniel Pennac, il cui nome è conosciuto in tutto il mondo, rappresenta nella sua opera di scrittore e soprattutto nel suo DIARIO DI SCUOLA ( Feltrinelli, trad.Jasmina Melaouah, pp. 241, € 16,00) l’apoteosi di tutto ciò che esula dal pensiero convenzionalmente corretto, dagli schemi predisposti, dalla cosiddetta normalità. Questo testo pubblicato in Italia per la prima volta nel 2008, ha avuto un grande successo di pubblico e critica. Tra l’altro presenta un’incredibile parata di professori che tutto fanno fuorché insegnare qualcosa di interessante ai malcapitati studenti. Facendo una sorta di sommario in chiaro-scuro, ricco di risvolti avvincenti delle sue vicende scolastiche, Pennac rievoca con notevole humour episodi della sua infanzia, le sue trovate di bambino vivace, dotato, ma assolutamente incompreso, che tuttavia continua imperterrito a fare domande. Scrive: “Non capivo…Ero oggetto di stupore, e di stupore costante poiché gli anni passavano senza apportare il benché minimo miglioramento nel mio stato di ebetudine scolastica.”

Di origine corsa, il suo cognome originario è Pennacchioni, di madre ebrea, ultimo di quattro fratelli, Daniel sopporta con stoicismo la sua sofferenza di “somaro” patentato, che indirettamente coinvolge genitori e insegnanti. La sua famiglia è in primo piano, isola sicura e confortante dinanzi al suo traballante cammino di formazione e di crescita nella realtà sociale in cui vive. Finché inaspettatamente avviene un cambiamento, una sorta di metamorfosi, “un autentico mistero !”. L’irruzione dell’amore unita alla sua passione per i libri e i dizionari in particolare, contribuisce al cambiamento. Per venticinque anni, ironia della sorte, Pennac eserciterà la professione di insegnante di francese in un liceo parigino, per poi raggiungere fama internazionale come scrittore. “Ho sempre pensato, scrive, che la scuola fosse fatta prima di tutto dagli insegnanti. In fondo, chi mi ha salvato dalla scuola se non tre o quattro insegnanti?”.

A questo proposito nel suo romanzo precedente SIGNORI BAMBINI (Feltrinelli, trad. Yasmina Melaouah, pp.188, € 7,00), scritto dieci anni prima e ristampato ancora una volta di recente, spicca non a caso la figura di Monsieur Crastaing, professore di francese a Belleville, “prof inossidabile”, “senza età”. Una mattina entra in classe urlando una frase che gli alunni della seconda media non capiscono: “immaginazione non significa menzogna”. Con fredda rabbia bistratta i ragazzi colpevoli di aver scritto sciocchezze nel tema assegnato sulla famiglia. Trenta sguardi abbassati. Tutti trattengono il fiato. Ma il disastro deve ancora accadere. Craistang passando tra i banchi si accorge di un foglio su cui è disegnato con abile mano una folla stilizzata in movimento, anzi inferocita all’inseguimento dello stesso professore. In evidenza uno striscione con parole minacciose. La punizione è inevitabile e immediata: i tre alunni che confessano di averlo disegnato dovranno portare il giorno dopo un tema che ha per argomento uno scambio: che cosa potrebbe succedere se i bambini diventassero all’improvviso genitori e i genitori bambini? Tutto avviene nel giro di una notte, l’ipotesi da descrivere in un tema diventa reale: i tre colpevoli Igor, Joseph e Nouredine si trovano in una dimensione parallela, in un tempo dilatato, che sembra irreale, ma non lo è. Sono diventati sul serio adulti alle prese con i loro genitori davvero bambini, nanetti capricciosi e impertinenti, incomprensibili. Quel che è peggio anche il terribile professore si trasforma nel suo epigono bambino e non sa più che fare. Si scusa anzitutto con i suoi allievi, quelli divenuti adulti, sottolineando tuttavia che non aveva in mente un progetto di “pedagogia attiva”, bensì anche da bambino era convinto in buona fede che riguardo allo studio l’unico metodo valido per lui era “semplicemente lo studio, quello del maestro e quello dell’allievo, mentre il resto era solo scappatoia, menzogna, demagogia, e compagnia bella.” Di qui ha inizio una sequenza di avventure, incontri, equivoci spassosi ed anche prodigi.

Attraverso questa prospettiva surreale il racconto di Pennac ha momenti di comicità allucinata e anche un po’ noir perché la voce parlante esce da una tomba del cimitero Père Lachaise. E’ quella del padre di Igor, Pierre, deceduto per Aids in seguito ad una trasfusione.

Non mancano nella narrazione bizzarie beffarde. I sentimenti che cosa sono? ” Sensazioni che hanno preso la parola.” “Nourdine è diventato davvero adulto e pensa seriamente, come un vero coglionissimo adulto, che sparare a un prof sia una tentazione frequente tra gli studenti di oggi.” Ma accanto alle deformazioni che provocano il riso, sono presenti annotazioni profonde sulla condizione umana. Non esiste verità né sicurezza, la follia sembra aver preso il sopravvento. Tuttavia “interrogarsi sui rapporti esatti che governano la partita a nascondano pedagogia” tra professori e studenti non solo è lecito, ma costruttivo per un proficuo e libero arricchimento e non può che ampliare la capacità di comprensione di entrambi. Insomma ci si educa a vicenda, ma un percorso preciso non esiste e nessuno può indicarlo. “In quale momento l’adolescente più ribelle atterra sul terreno della realtà sociale?” Forse proprio da qui bisognerebbe ripartire.

FacebookTwitterGoogle+

Nessun commento

Rispondi

Devi effettuare il login per lasciare un commento.