di Dora Russo (Attivista dell’Associazione PrimaVera Casale)
Proprio attraverso questa suggestiva domanda i giovani di Casal di Principe hanno inaugurato una stagione di attenzione e di impegno intorno al tema dell’occupazione giovanile, con il Convegno Giovani e Lavoro tenutosi il 5 Marzo 2015 presso la Sala Consiliare del Comune di Casal di Principe.
Ospite d’onore Francesco Pastore, professore di Economia Politica ed Econometria presso la Seconda Università degli Studi di Napoli, esperto di politiche giovanili. L’incontro, strutturato come una Tavola Rotonda, ha visto la partecipazione attiva di molti giovani di Casal di Principe che hanno espresso un maggior bisogno di informazione circa gli strumenti più adatti per fronteggiare la difficile transizione scuola-lavoro, per uscire “Fuori dal tunnel”, per evocare il titolo di un libro del Professor Pastore.
La disoccupazione giovanile è una delle maggiori emergenze del mercato del lavoro europeo, italiano in particolare. La fuga dei cervelli, il ripiego dei giovani su attività lavorative che non avrebbero mai scelto, la rinuncia da parte dei giovani a superare la farraginosa burocrazia che impedisce loro di cogliere le opportunità offerte dall’Unione Europea e soprattutto il difficile passaggio dal mondo della scuola a quello del lavoro sono solo alcuni dei segnali di questo malessere.
Questa la premessa della discussione.
L’obiettivo di incentivare l’occupazione giovanile è stato recentemente perseguito attraverso l’avvio da parte del Governo Renzi del Programma Garanzia Giovani, volto al rilancio del sistema di raccordo tra istruzione, formazione e mercato del lavoro. Si è già diffusa, tuttavia, tra i giovani la percezione che si tratti dell’ennesimo fallimento delle politiche del lavoro in Italia. Il numero di effettivi beneficiari risulta essere notevolmente limitato.
L’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro è divenuto uno dei paradossi del mercato del lavoro italiano: a fronte di una sostenuta domanda delle imprese permane una forte asimmetria tra domanda e offerta di diplomati. Questo mismatch, mancato incontro, tra domanda e offerta di lavoro deriva dal fatto che i titoli acquisisti non rispondono ai fabbisogni del mondo del lavoro, oppure risultano spendibili solo in settori a bassa crescita. Questo difficile raccordo incide negativamente sulle prospettive di sviluppo di ampi settori del made in Italy. Proprio per rispondere alle aspirazioni dei giovani da un lato e alle esigenze del territorio, del mondo produttivo e delle professioni, per creare una cerniera tra il mondo della scuola e quello delle professioni, risulta indispensabile curvare il curricolo degli Istituti Secondari Superiori alle esigenze del territorio e promuovere tutte le esperienze possibili con il mondo del lavoro, mentre il giovane sta ancora frequentando la scuola. Alternanza Scuola-Lavoro, Apprendistato, Stage e Tirocinio, oltre che offrire la possibilità di verificare ed integrare quanto appreso in aula, costituiscono il ponte necessario che collega i percorsi scolastici con il mondo del lavoro e orientano alla scoperta di vocazioni e aiutano i giovani a elaborare, consapevolmente, il proprio progetto di vita.
Insomma le alleanze formative fra tutte le realtà del mondo produttivo e della scuola e dell’Università costituiscono il pilastro su cui costruire le principali prospettive di sviluppo. Non a caso il Piano Italia 2020 tra le misure utili per promuovere l’occupabilità prevede proprio queste forme di raccordo. Ed è proprio l’apprendistato, carattere distintivo del Sistema duale tedesco, che secondo il Professore Pastore sarebbe auspicabile applicare anche in Italia. Italia e Germania, infatti, segnano due record diametralmente diversi. Secondo le stime Istat, in Germania la disoccupazione è scesa al minimo storico pari al 6,5%. In Italia, invece, il tasso di disoccupazione ha raggiunto quota 13,4%, con un tasso di disoccupazione giovanile del 43,9%, ad un livello praticamente doppio rispetto a quello tedesco. Il modello didattico tedesco, basato proprio sull’alternanza scuola-lavoro, fornisce ai giovani, oltre alle conoscenze di base, quelle competenze necessarie a inserirsi nel mercato del lavoro, alternando ore di formazione teorica a scuola e ore di formazione pratica in azienda al fine di superare il “gap” formativo tra mondo del lavoro e mondo accademico in termini di competenza e preparazione. A differenza di quanto accade in Italia, in Germania l’apprendistato non è considerato meno dignitoso del ginnasio per coloro che vi accedono. Al contrario esso garantisce bassi tassi di abbandono e ottime prospettive occupazionali e retributive, oltre a mettere a disposizione delle imprese e delle famiglie una classe di lavoratori manuali altamente specializzati.
In Italia tutto questo rimane nel campo delle “pie intenzioni” e di proclami cui non fanno seguito effettive realizzazioni.
Sullo sfondo di queste considerazioni rimane la necessità di rivalutare gli Istituti Tecnici affinché non vengano considerati una sorta di ultima spiaggia per ragazzi meno dotati, ma al contrario formino davvero al lavoro e nel contempo consentano di far arrivare all’Università chi è realmente motivato e possiede un background adeguato”. E in effetti, la recente Riforma della Scuola Secondaria Superiore ha ridisegnato l’architettura degli Istituti Tecnici e Professionali caratterizzandoli come scuole della modernità e dell’innovazione, capaci di tessere una rete di relazioni significativa tra scuola e mondo del lavoro.
Purtroppo l’ultimo, ma principale tassello di questa ricostruzione è costituito da una delle peggiori crisi economiche e finanziarie che l’Italia si sia trovata a fronteggiare, una crisi economica che rallenta e indebolisce tutte le politiche occupazionali e che i toni trionfalistici e suggestivi dell’Europa, dal Consiglio di Lisbona in poi, non sono serviti a scongiurare.
Riusciranno i giovani ad uscire fuori dal tunnel?
E le riforme avviate e gli sforzi compiuti saranno all’altezza delle sfide del terzo millennio?
E’ una strada ancora troppo lunga, ancora senza certezze!
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