di Paolo Sestito (Banca d’Italia ed ex commissario straordinario INVALSI) in risposta all’articolo “Per avere una buona scuola ci vuole una buona discussione” – L’uscita del documento sulla Buona Scuola e la consultazione avviata dal Governo sono iniziative encomiabili. Si è così sottolineata la necessità di affrontare il tema del sistema scolastico nella sua globalità dopo anni di micro-interventi. Inoltre si è sottolineata l’idea che una buona scuola è un investimento, da fare usando oculatamente le risorse, ma per l’appunto da affrontare. Tuttavia, senza pretesa di esaustività, è sugli aspetti che meno (mi) convincono che qui però mi soffermo.


di Alessandro Cavalli (Presidente del Centro Studi e Ricerche sui Sistemi di Istruzione Superiore dell’Università di Pavia e del Comitato Scientifico dell’Istituto IARD) in risposta all’articolo “Per avere una buona scuola ci vuole una buona discussione”
Nel 4° capitolo del Documento “La Buona Scuola” compare un’affermazione importante: l’economia deve essere una disciplina accessibile agli studenti di tutte le scuole di secondo grado. In molti paesi sono invece previsti (con denominazioni varie) insegnamenti non centrati su un’unica o su poche discipline, ma coordinati in un’area tematica che si potrebbe chiamare della storia, della geografia e delle scienze umane.
di Paolo Ferratini (esperto di sistemi scolastici) in risposta all’articolo “Per avere una buona scuola ci vuole una buona discussione” – Gli interventi che si sono susseguiti nel dibattito aperto da Learning4 hanno affrontato ormai tutti gli aspetti salienti della “buona scuola”, evidenziando le palmari omissioni e le debolezze d’impianto del documento del governo. Vorrei qui proporre alla riflessione comune qualche chiosa ulteriore sulla questione che, mi pare, costituisce l’asse portante della proposta – il suo punto di forza, per novità e impatto, e di conseguenza più gravido di rischi. Intendo la “carica dei 150.000”, con il suo carico di esiti previsti (o meglio: dedotti) in termini di realizzazione della scuola dell’autonomia.
di Luciano Benadusi (direttore di Scuola Democratica e Learning4) in risposta all’articolo “Per avere una buona scuola ci vuole una buona discussione” – Il documento governativo su “La buona scuola” sembra volersi proporre come un programma generale di politica scolastica ma in realtà fissa il suo baricentro sui processi che la teoria organizzativa chiama “accessori” o “strumentali” – soprattutto il reclutamento, lo sviluppo professionale e le retribuzioni dei docenti, ma anche aspetti riguardanti i dirigenti e la governance. Qui mi occuperò solo delle linee riguardanti il personale insegnante, cominciando con l’esprimere condivisione su alcuni orientamenti di fondo ma portando l’attenzione su quattro punti che considero critici, cioè bisognosi di approfondimento o di correzione.
di ANP associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola, in risposta all’articolo “Per avere una buona scuola ci vuole una buona discussione” –
Dal punto di vista dell’Anp un’analisi del documento governativo “La Buona Scuola” deve prendere in considerazione quello che questo contiene: 1) dirigenti 2) docenti 3) sistema; ma anche quello di cui si fa scarso o nessun cenno: 4) studenti e, più in generale, le condizioni che fanno di una scuola una “buona scuola” dal punto di vista di chi la frequenta.
di Mimma Giaccari (Direttore Generale ENAIP Nazionale) in risposta all’articolo “Per avere una buona scuola ci vuole una buona discussione” – Il recente documento “La buona scuola”, seppur solo verso la fine, assegna al lavoro una nuova centralità, sollecitando una discussione sui nuovi modelli dell’apprendimento. è un passaggio molto innovativo e meritevole di approfondimento per chi come noi si occupa di formazione professionale facendo ogni sforzo possibile per restituirle la dignità che le spetta all’interno del sistema educativo nazionale e sollecitando, sui vari tavoli, una più attenta osservazione legittimata da numeri ed esiti e svincolata da stereotipi e pregiudizi.
di Alessandra Benadusi e Monica Bernard (I.I.S. “Paolo Baffi” – Fiumicino)
Come far incontrare realmente le esigenze e i tempi, spesso frenetici, dell’ambiente di lavoro, con quelli sicuramenti più lenti e ponderati della formazione e dell’apprendimento delle pratiche professionali ?
di Caterina Manco (Dirigente Scolastico a Monterotondo – RM) in risposta all’articolo “Per avere una buona scuola ci vuole una buona discussione” -
Una scuola buona, che sia contemporaneamente audace impresa e organizzazione che apprende, non può che fondarsi sulla figura di un Dirigente Scolastico, di cui si intravedano le competenze prima ancora delle conoscenze, e su un progetto di auto sviluppo che renda ogni Istituzione Scolastica luogo e soggetto di produzione della cultura, volano per una nuova azione di sviluppo sociale.
di Giovanna Barzanò (Dirigente Miur) e Carla Gaiba (insegnante)
Il film “Aspettando il maestro” di Rachid Benhadj è stato prodotto dalla scuola e con la scuola, attraverso il supporto della comunità locale e della rete di nazionale di scuole Dialogues , per condividere una storia e farne uno strumento di riflessione e di dialogo con altre scuole.
di Alessandro Cavalli (Presidente del Centro Studi e Ricerche sui Sistemi di Istruzione Superiore dell’Università di Pavia e del Comitato Scientifico dell’Istituto IARD) in risposta all’articolo “Per avere una buona scuola ci vuole una buona discussione” – Il documento sulla “buona scuola” insiste sulla “formazione in servizio” degli insegnanti e meno sulla loro “formazione iniziale”. Nel prossimo decennio, tuttavia, l’elevata età media del corpo docente attuale renderà inevitabile una accelerazione del ricambio generazionale nella scuola e quindi la formazione iniziale di nuovi insegnanti assumerà in ogni caso importanza strategica.