E’ uscito il nuovo numero di Scuola Democratica. Dopo due Special Issue usciti nel 2013 e prima del terzo monografico che sarà dedicato al tema dell’equità e delle disuguaglianze educative (che sarà curato da Alessandro Cavalli), quello che apre questo 2014 è un numero standard anche se, come vedremo, i contributi che presentiamo sono questa volta focalizzati soprattutto, anche se non esclusivamente, sull’ambito scolastico.
Un’idea-cardine alla base dell’orientamento di questa rivista è che i processi educativi acquistino la loro vera portata solo se accostati a dimensioni e fenomeni sociali e culturali rilevanti. L’educazione, infatti non è più, ma in effetti non lo è mai stato, un fenomeno che si struttura e avviene solo nelle aule, attorno a programmi scolastici e relazioni significative (tra pari e con i docenti), dentro l’esperienza personale di allievi, insegnanti, dirigenti e famiglie, dentro le mura di una scuola che vede impegnati in Italia milioni di persone. I processi educativi prendono senso e corpo solo se rapportati agli eventi sociali che incontrano ‘fuori’ dalle mura scolastiche. È infatti nel rapporto con tutte le sfere della via sociale che si può valutare nella sua interezza il senso dell’azione svolta dalla scuola, la sua portata di mutamento e di innovazione. È a contatto diretto con il mondo extra-moenia che si misura eventualmente la capacità della scuola di scal- fire le incrostazioni della riproduzione sociale. In particolare, riteniamo che non si possa prescindere dall’accostare i processi formativi alle dimensioni e ai fenomeni sociali e culturali che innervano lo sviluppo della cittadinanza, una mission di primaria importanza per l’istituzione scolastica.
In questa linea di riflessione si colloca il primo blocco della sezione Saggi, dal titolo Istruzione, Cittadinanza, Differenza, che raggruppa tre contributi aventi per oggetto quelli che possono essere considerati come effetti sociali e civili dell’istruzione. Il saggio di Enzo Colombo dipana il filo delle teorie, delle ricerche e delle analisi che pongono in relazione da un lato livelli, contenuti e metodologie dell’istruzione e dall’altro lo sviluppo di atteggiamenti aperti o chiusi nei confronti delle differenze culturali. Passando in rassegna diverse interpretazioni sociologiche, emerge il ruolo ambivalente che la scuola può avere nel superamento, o piuttosto nella riproduzione, dei pregiudizi verso coloro che sono considerati diversi solo perché provengono da altre culture. La scuola, in alcuni casi, come rileva Colombo, rischia di ‘naturalizzare’ le differenze, accentuandone l’uso strumentalmente discriminatorio; in altri casi, può fondare nuove prospettive, in cui lo sguardo che riconosce la differenza è accompagnato da un’educazione alla lettura dei potenziali di arricchimento della diversità culturale.
Il saggio di Giulia Assirelli si interroga, attraverso il confronto con dati emersi dalla European Social Survey, sul rapporto tra istruzione e civicness, considerando se la seconda cresca con il crescere della prima o se, piuttosto, sia da escludere la relazione di- retta e incrementale tra i due fenomeni (+ istruzione, + civicness) ed il livello di civicness sia piuttosto influenzato dal contesto ‘ambientale’. L’analisi dei dati sembra suggerire, che la scuola italiana, come afferma l’autrice, «nonostante le sue note debolezze, può ancora essere considerata una importante istituzione per una socializzazione dei cittadini improntata al rispetto dei ‘valori civici e sociali condivisi’».
Il saggio di Bruno Losito pone la questione dell’educazione alla cittadinanza in relazione con il quadro delle ricerche comparative internazionali e delle politiche europee. L’autore offre un overview degli studi e dei documenti di indirizzo del Consiglio d’Europa, delle indagini comparative condotte a più riprese dall’IEA (The International Association for the Evaluation of Educational Achievement) per poi intrattenersi sulle competenze sociali e civiche come parte delle competenze chiave indicate dall’UE, nonché sulle definizioni dell’OCSE relative alle competenze, terminando con il mostrare, sulla base delle ultime indagini PISA, come si pone l’Italia nel confronto con il quadro europeo.
Il secondo blocco di saggi, che abbiamo definito Other Topics presenta sei contributi che ci conducono in diverse direzioni di analisi. Il saggio di Paolo Landri si interroga in modo problematico sul rapporto tra processi di standardizzazione e la governance della scuola nell’attuale contesto della crisi. L’autore, attraverso una storiografia della policy avviata in risposta alla nota lettera contenente le raccomandazioni della BCE al governo italiano del 2011, pone in questione la relazione lineare e risolutiva tra l’incremento degli standard, che sta cambiando l’ecologia della pratica educativa, e una risposta positiva alla crisi.
Umberto Margiotta nel suo lavoro si interroga su come colmare il vuoto di pensiero strategico che affligge la politica scolastica italiana, riferendosi in particolare alla discussione sulla riforma dell’istruzione secondaria. Dopo un’analisi delle trasformazioni indotte dall’economia della conoscenza e delle loro implicazioni per i sistemi di istruzione e di formazione, l’autore assume l’approccio delle capabilities, proposto da Sen e dalla Nussbaum, come framework teorico entro cui ripensare la struttura dei cicli scolastici e l’organizzazione della didattica.
Il saggio di Mirella Ferrari riprende le tematiche delle ultime due Special Issues, il rapporto tra educazione ed economia e tra educazione e welfare. Ponendosi nella prospettiva del lifelong learning e del lifewide learning, l’autrice illustra i risultati di una ricerca condotta in Lombardia fra gli addetti alle risorse umane di alcune piccole e medie imprese da cui può desumersi una conferma dell’importanza che hanno lo sviluppo dell’apprendimento permanente ed un rapporto ravvicinato e dinamico tra imprese, scuole e università, ai fini di una più efficace risposta alla sfida dell’innovazione.
Il lavoro di Marina D’Agati e Daniela Molino si interroga, attraverso una analisi che proviene da una ampia ricerca sul campo condotta in Piemonte fra gli studenti, su come la scuola e gli insegnanti possano fronteggiare una situazione divenuta di ‘incerta legittimazione’, in primis fra studenti e famiglie, e sui punti di forza e di debolezza di una istituzione che si trova in prima linea nel confronto con i più recenti cambiamenti sociali e culturali.
Il lavoro di Alessandra De Feo e Marco Pitzalis guarda alle sfide poste dalla didattica digitale. Gli autori pongono in relazione il tema delle innovazioni tecnologiche, con particolare riferimento alle LIM, con le politiche di governance locali dell’istruzione. Il con- tributo, sostenuto da una ampia ricerca valutativa sul progetto della regione Sardegna riguardante la digitalizzazione della scuola, si avvale del costrutto di ‘campo’ di Bourdieu per analizzare gli orientamenti sociali e le prassi degli insegnanti di fronte alle nuove opportunità offerte dalla tecnologia. E fa vedere come le innovazioni non sono mai neutre, ma hanno sempre bisogno di interpretazioni locali e del sostegno delle policy.
La sezione Analisi e punti di vista raccoglie contributi su tematiche diverse ma tutte rilevanti o in termini di ricerca o in termini di policy o su ambedue i piani. L’intervista di Alessandro Cavalli allo psicologo sociale tedesco Walter Heinz fa emergere luci (ed anche qualche ombra) sul modello tedesco di formazione professionale, che tende oggi ad essere additato come un benchmark almeno nel quadro europeo. Soprattutto appare chiaro come anche modelli esteri tutto sommato risultati efficaci nel loro contesto non possano essere replicati automaticamente in contesti economicamente e culturalmente diversi, pena il fallimento.
Le competenze di base sono oramai considerate una preziosa forma di conoscenza che certifica lo stato di partecipazione attiva alla vita di un paese, da parte dell’intera popolazione, nei molteplici ambiti del tessuto civile, oltre che ovviamente nel mercato del lavoro. L’Indagine Internazionale sulle Competenze degli Adulti (PIAAC, Programme for the International Assessment of Adult Competences) è un programma ideato dall’OCSE, a cui hanno partecipato 24 paesi nel mondo. Gabriella Di Francesco, responsabile dell’indagine per l’Italia e Fabio Roma, coordinatore del gruppo di lavoro ISFOL-PIAAC, illustrano i risultati che riguardano il nostro paese e il suo skill mismatch.
Giorgio Allulli discute sul tema delle strategie e dei metodi di valutazione della scuola in Italia, una questione-chiave su cui il dibattito, già ben vivo, si è intensificato nella fase recente del passaggio alla nuova presidenza INVALSI. Orazio Niceforo, nel suo contributo fa eco al tema posto dal saggio di Margiotta, la riforma della scuola secondaria, affrontando la questione della durata del secondo ciclo e dell’eventuale taglio di un anno per conformarla alla situazione prevalente in Europa. Donatella Palomba, in conclusione, propone una riflessione di carattere semantico, ed al fondo culturale ed epistemologico, sulle differenze tra Educazione e Education, lasciando intravedere una molteplicità e contestualità di significati della quale il crescente uso che si fa in Italia di termini inglesi non sempre sembra essere consapevole. Segue, come sempre, la sezione Recensioni.
Buona lettura.
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