Il processo all’in-attualità del liceo classico
PROCESSO CLASSICI DENTRO

PROCESSO CLASSICI DENTROdi Clara Rech (Dirigente scolastico del Liceo “Ennio Quirino Visconti” di Roma)

Presso il Liceo E.Q. Visconti di Roma, l’11 aprile 2014 si è svolto il convegno “Il Processo: l’In-Attualità del liceo classico?”, uno degli eventi previsti all’interno dell’iniziativa Classici Dentro organizzata dai licei romani Giulio Cesare, Virgilio, Visconti.

Insistentemente giornali e periodici hanno riportato la notizia di una profonda crisi del liceo classico. Il calo delle iscrizioni , ridotto al 6 % del totale nazionale e, soprattutto, la loro progressiva riduzione del 50 % in sette anni sembrerebbe dimostrarlo.

In realtà, come sempre, le cose non sono mai quello che appaiono, specie se si tratta di problemi complessi sul piano sociale e culturale, come avviene quando si parla di scuola. E così, insieme alle amiche e colleghe Irene Baldriga e Micaela Ricciardi abbiamo deciso che questo fenomeno doveva essere la scuola ad indagarlo, anche perché i tre licei che dirigiamo sono istituzioni storiche nel panorama romano. Da quel momento, e in stretto raccordo e cooperazione con il Direttore dell’Ufficio scolastico regionale, Maria Maddalena Novelli, è iniziata a prendere corpo l’idea di verificare se le colpe di cui si accusava il liceo classico fossero fondate o meno, reali manchevolezze o attribuzioni frutto di letture affrettate, parziali o sviate. Celebrare un processo a questo insolito imputato è sembrato un’idea vincente per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica e della più ampia società civile. Un processo con corte giudicante, testimoni a favore e testimoni a carico, pubblico ministero e avvocato della difesa, giuria e sentenza finale.

Un grande gioco, un gioco molto serio; ma pur sempre un gioco, cioè l’unica attività in cui l’uomo si impegni, si concentri in modo disinteressato, senza un’utilità concreta, senza ricercare un profitto, per il solo piacere di giocare.

Il Processo intitolato In-Attualità del liceo classico ha avuto la seguente imputazione di accusa: nella nostra società della conoscenza, iscriversi al liceo classico è una scelta ancora sensata o, piuttosto, sganciata dalla realtà?

Il dibattimento ha costituito un momento di una manifestazione molto ampia e complessa che abbiamo intitolato Classici dentro e che è iniziata con un Seminario di formazione per docenti (12 marzo, Liceo Virgilio – vedi articolo “CLASSICI DENTRO”. Le competenze degli studi umanistici e la sfida del Terzo Millennio di Irene Baldriga) ed è proseguita con un Convegno a commento della sentenza (12 aprile Liceo Giulio Cesare); a corollario è stato messo in scena il dramma Le Mosche di J.P.Sartre tratto dall’Orestea di Eschilo, a dimostrazione della vitalità del mondo classico.

Celebrare il processo nell’Aula Magna del Liceo E.Q. Visconti, ha avuto un valore simbolico particolare: siamo nel cuore del Collegio Romano istituito da Gregorio XIII per i Gesuiti, centro di irradiazione della Conoscenza per secoli in tutto il mondo non solo occidentale. Qui è stato celebrato un altro processo, quello a Galileo, cui peraltro, padre Cristoforo Clavio aveva dato ragione. Qui è stata elaborata la ratio studiorum dei Gesuiti che si fondava proprio su una concezione olistica del Sapere e che è stata, di fatto, il fondamento del curriculum del liceo classico.

I saluti iniziali sono stati rivolti dal Direttore dell’Ufficio Scolastico Provinciale Maria Maddalena Novelli, dall’Ambasciatore di Grecia Temistoklis Demiris e dal Consigliere per il Patrimonio Culturale della Presidenza della Repubblica Italiana Louis Godart. In tutti i loro discorsi è stato sottolineato quanto sia importante ed attuale il mondo antico per la vitalità del presente. Sono stati messi in luce i molti nessi che intrecciano la cultura greca a quella latina e il loro indissolubile legame con l’attualità che troppo spesso viene considerato tale solo in modo retorico. Si è ribadito con forza ancora una volta come l’idea stessa di identità europea si fondi nel mondo classico e che quindi noi europei non possiamo cessare di imparare da quel mondo di cui siamo eredi, con tutto il privilegio e la responsabilità che impone l’essere depositari di un patrimonio di tale entità.

Quindi, come si dice nel processo penale, alle parole “Risolte le questioni preliminari, verificata la costituzione delle parti, dichiaro aperto il dibattimento”, annunciata dal portavoce della corte Luca Telese, è entrata la corte.

Con la sapiente ed ironica regia in scena di Telese, si è quindi proceduto all’escussione dei testi dell’accusa e della difesa. I primi sono apparsi più coordinati tra loro, quasi seguissero un filo comune. Giorgio Allulli, Alberto Felice De Toni e Enzo Siviero hanno accusato il liceo classico fondamentalmente di un eccesso di immobilismo. Legato ancora al modulo gentiliano delineato per una società diversa la cui élite era destinata a frequentarlo, il liceo è reo di estraneità al mondo reale, specie a quello economico e lavorativo e, soprattutto, colpevole per una didattica ormai estraniata, afflitta da grammaticismo e disinteressata alle competenze, alle pratiche laboratoriali, alle necessità di un mondo in cui il sapere scientifico e le lingue straniere sono indispensabili.

La difesa è apparsa agguerrita ma meno coordinata e indebolita dall’impossibilità di essere presente di uno dei testimoni, Gian Antonio Stella, supplita in collegamento telefonico dall’intervento divertente e colloquiale di Marco Presta, coinvolto in extremis. Innocenzo Cipolletta e Massimo Guarascio hanno difeso e rilanciato la necessità degli studi classici perché è il campo in cui l’Italia eccelle ed è quindi più conveniente per noi investire in esso; e soprattutto perché i dati di una lunga e documentata esperienza dimostrano che gli studenti di liceo classico sono migliori se si valutano sia i risultati, sia il tempo minimo per arrivare alla laurea. Questo costituisce un vantaggio per il singolo ma anche per la società nel suo insieme ed è quindi una responsabilità non indifferente il dover conservare, conoscere e tramandare ciò che a nostra volta abbiamo ereditato.

Infine, la requisitoria del Pubblico Ministero Claudio Gentili e l’arringa dell’Avvocato della difesa Nuccio Ordine.

La prima fondata sulla lontananza del liceo classico dalla vita: tradizione e vita non sono in relazione, manca di pratiche esperienziali, si arrocca su una didattica fine a se stessa. Il liceo classico va ri-creato riannodando il greco e il latino alle competenze distintive dei suoi allievi.

La seconda riconducendo la crisi del liceo classico alla crisi, più generale di tutto l’insegnamento in Italia dove si è preferito perseguire politiche che hanno impoverito l’istruzione, l’hanno piegata agli interessi di una società che privilegia la produzione e l’utile piuttosto che la formazione di menti aperte e creative. Il liceo classico che rivendica il sapere (umanistico e scientifico) come valore in sé soffre ovviamente di più in un contesto così aziendalistico dove i genitori non vi iscrivono i figli perché “la cultura non si mangia”.

La sentenza dei tre probi viri, articolata in tre ampie relazioni, Luciano Benadusi, Giovanni Berlinguer e Giovanni Maria Flick è stata di assoluzione ma non con formula piena: al classico, cui è stata riconosciuto un ruolo insostituibile per la cultura e la formazione degli individui, si è imposto un rinnovamento delle pratiche didattiche più che dei contenuti per riconquistare una maggiore incisività.

Dal canto nostro, come persone di scuola, speriamo che la riflessione che è partita da questa iniziativa non si concluda ma che, anzi, sia l’innesco di un dibattito approfondito che restituisca alla scuola la centralità che deve avere nella società.

Volevamo che il mondo della cultura più ampio e non solo quello ristretto dei diretti interessati, venisse coinvolto e si esprimesse su un tema così attuale e così cruciale per il futuro del Paese.

Il riscontro dei media, dei forum che si sono aperti in vari blog, delle e-mail ricevute ne è una grande conferma, tanto che è prevista la pubblicazione degli Atti processuali.

Ora non resta che partire con ipotesi caute ma significative di un cambiamento che si traduca in un rafforzamento di un liceo che esprime nel modo più compiuto l’identità culturale del nostro Paese. Perché i beni umanistici hanno questo in comune: non sono deperibili, sono inesauribili, non passano di moda. La loro intrinseca peculiarità consiste nel saper rispondere alle domande perenni dell’uomo, quelle che cercano il senso dell’esistenza ed esplorano strade sensate per formulare delle risposte credibili.

Vedi anche:

La sentenza sul liceo classico: non arresti domiciliari ma impegno nei servizi sociali di Luciano Benadusi (sociologo dell’educazione, direttore di Scuola Democratica)

“CLASSICI DENTRO”. Le competenze degli studi umanistici e la sfida del Terzo Millennio di Irene Baldriga (Dirigente Scolastico Liceo Classico “Virgilio”, Roma)

Speranze per la scuola del terzo millennio di Laura Correale (Docente di latino e greco presso il liceo classico Giulio Cesare di Roma)

Le competenze per salvare il liceo classico di Claudio Gentili (Vice Direttore Politiche Territoriali, Innovazione e Education di Confindustria)

 

 

 

 

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