di Fiorella Farinelli (esperta di scuola e formazione)
Tra gli ultimi atti del ministro Carrozza c’è stata l’emanazione di nuove “Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri” http://www.istruzione.it/allegati/2014/linee_guida_integrazione_alunni_stranieri.pdf. Poco dopo, è stato reso pubblico il Rapporto nazionale 2012-2013 “Alunni con cittadinanza non italiana. L’eterogeneità dei percorsi scolastici”, a cura di ISMU-Miur http://www.ismu.org/2014/03/alunni-con-cittadinanza-non-italiana-leterogeneita-dei-percorsi-migratori-rapporto-nazionale-20122013/ . Si tratta, in entrambi i casi, di testi importanti per le scuole e per gli insegnanti che operano in contesti multiculturali, ma anche per la ricerca, accademica e non, che si misura con le sfide di una società che si trasforma anche per effetto delle grandi migrazioni.
La nuova versione delle “Linee guida” era attesa da tempo perché negli otto anni dalla prima emanazione sono cambiate molte cose. Le più evidenti riguardano il raddoppio degli studenti di provenienza straniera ( dai 430.000 del 2006 agli attuali 830.000 ); il fortissimo incremento delle seconde generazioni ( gli studenti nati in Italia sono il 48%) e la secca riduzione a un modesto 3,7% del flusso dei cosiddetti “neo arrivati” ; il consistente ingresso nelle scuole del secondo ciclo ( gli studenti stranieri iscritti alla secondaria di secondo grado sono quasi 200.00, il 6,6% del totale ). E’ proprio quest’ultimo fenomeno a far esplodere le criticità di un’integrazione scolastica che, nonostante le numerose buone pratiche in corso nella scuola italiana, avviene in condizioni tutt’altro che ottimali, e comunque non tali da assicurare un’organizzazione efficiente e una didattica specialistica ed efficace in tutto il sistema scolastico e formativo. I numeri sui ritardi scolastici, presenti già nella prima classe della primaria e in crescita progressiva- per effetto di iscrizioni spesso inappropriate in classi inferiori all’età e per l’altissimo numero di bocciature/ripetenze fino all’inquietante 67% nella scuola secondaria di secondo grado – rivelano diffuse difficoltà della scuola italiana a risolvere per tempo i deficit linguistici ed altri problemi connessi con la condizione immigrata. La polarizzazione delle iscrizioni nel comparto tecnico-professionale ( e la netta sovra-rappresentazione degli allievi stranieri nei percorsi IeF ) si configura come una sorta di “segregazione formativa” troppo spiccata per non far nascere il dubbio che le scelte di indirizzo siano condizionate da qualcosa di diverso dei vincoli di natura economica. In questione sono la preparazione professionale degli insegnanti, la rigidità strutturale dell’organizzazione didattica, l’inossidabile gerarchizzazione degli indirizzi e delle discipline, l’orientamento. Gli stessi problemi, ma con curvature specifiche che le “Linee” mettono in evidenza, che mettono in difficoltà anche molti studenti italiani. La novità è che il documento questa volta fa esplicito riferimento alle esperienze più collaudate delle scuole migliori, e su queste basa un esplicito richiamo alla necessità di policies miranti più lungimiranti.
Sulla stessa lunghezza d’onda, il Rapporto ISMU-Miur che rilegge i dati delle rilevazioni del Ministero con riferimento, oltre che ai risultati delle indagini OCSE (PISA e PIAAC ) sulle competenze e agli studi INVALSI, anche alla ricerca universitaria più attenta a questi temi. Con l’aggiunta di un insieme di temi nuovi rispetto alle precedenti edizioni, tra cui uno studio sulla crisi degli interventi per la scolarizzazione dei Rom e uno sugli studenti stranieri disabili.
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